Una nuova Arca di Noè per salvarci dall’eco-disastro

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Una nuova Arca di Noè per salvarci dall’eco-disastro

09.04.2020

Di seguito un estratto della lunga intervista della giornalista Daniela Monti alla teologa Teresa Bartolomei, pubblicata sull’ultimo numero del settimanale “7 Corriere della Sera”. Una conversazione che parte dal libro “Dove abita la luce?”, una rilettura contemporanea del racconto biblico del diluvio universale e dell’arca di Noè.

Può il racconto biblico del diluvio universale perdere i suoi contorni da favola
 — Noè che costruisce l’arca, la processione degli animali che entrano lentamente, la distruzione della terra, la violenza delle acque — per assumerne altri in grado di dirci qualcosa, molto, forse tutto, sul momento storico che stiamo vivendo? La domanda è straniante: può la teologia tornare a vestire i panni di «scienza interpretativa del mondo»? Teresa Bartolomei, docente e ricercatrice alla facoltà di Teologia dell’Università Cattolica di Lisbona, con il suo libro Dove abita la luce? (Vita e Pensiero) risponde un sì convinto.

Il potere che l’uomo ha acquisito sul mondo — potere di distruggerlo, come sta facendo, ma anche potere di salvarlo — per la studiosa consente una rilettura del diluvio universale che supera la visione tradizionale di castigo inviato da Dio (il Dio di Bartolomei non punisce: salva). Non serve più un’entità superiore che scateni il diluvio: ora l’uomo sa far male e farsi male da solo.

La storia di Noè diventa allora«un manuale di istruzioni su come correre ai ripari dopo un periodo così lungo di distruzione dell’ambiente e di annientamento del rapporto con la natura» provocato dall’agire umano, che la pandemia in corso ha reso ancora più drammatico nelle sue conseguenze. Come salvarsi? Sull’esempio di Noè, dice Bartolomei, facendo dell’arca «un modello di civiltà alternativo che possa sopravvivere al naufragio della civiltà contemporanea», la quale ha dimenticato che «nessun “contratto sociale” basta a garantire la sopravvivenza del genere umano, se non integrato in un “contratto naturale” di alleanza con la terra e le sue creature». È una lettura originale, suggestiva, che lega fra loro libertà e responsabilità individuale, ecologia, salvezza e redenzione: il cardinale José Tolentino Mendonça, nell’introduzione al libro, si spinge a dire che «conoscere Teresa Bartolomei è un dovere».

La studiosa risponde da Lisbona, dove vive da più di vent’anni, e dove oggi l’esperienza dell’autoreclusione per contenere la diffusione del virus «paradossalmente, mi ha avvicinato all’Italia perché, se sei confinato dentro le pareti domestiche, non fa una grande differenza trovarsi a New York, a Roma o a Lisbona: le sfide, le opportunità, i problemi sono gli stessi. Da un lato ti trovi in mano un tempo senza forma, senza calendario. Dall’altro ti trovi privo di quel ritmo di entrata-uscita, “dentro” e “fuori”che disegna l’equilibrio spaziale della nostra libertà tra spostamento e permanenza, tra ritrazione ed esposizione, tra il nido e il cielo. L’intermittenza tra questi due poli è la pulsazione biologica e antropologica della vita individuale e collettiva, ed essere privati di uno dei due è una condizione di eccezionalità. Anche chi la sceglie, come i claustrali, conosce bene le sue insidie: l’accidia — la malinconia passiva in cui vengono meno la vitalità, la voglia di fare — è la malattia mortale di eremiti e claustrali. I Padri del deserto le hanno dedicato pagine memorabili, che magari è il caso di andarsi a rileggere in questi giorni strani, in cui ci sentiamo un po’ flaccidi e perduti, come Giovanni Drogo nella Fortezza Bastiani del Deserto dei Tartari di Dino Buzzati».

Non è mancata, in alcune riflessioni che girano in questi giorni, una lettura consequenzialista di questa pandemia, come un effetto diretto o collaterale del degrado ecologico. «C’è chi gioisce dell’arresto generalizzato della macchina produttiva, della natura che tira il fiato in questa pausa dell’economia. Io sono felice di vedere le immagini dei delfini nel Canal Grande, a Venezia, ma i costi umani della crisi economica che ci aspetta sono incalcolabili. Combattere il negazionismo ecologico alla Trump non significa abbracciare il negazionismo economico, che ignora il prezzo della decrescita per le fasce più deboli della popolazione mondiale. Penso che dobbiamo riconvertire il nostro modo di stare nella terra da un modello parassitario, di consumo indiscriminato delle risorse naturali, a un modello simbiotico, che riconosce l’interdipendenza e la coniuga in una vera alleanza con la terra».

L’arca, come modello di civiltà alternativo, è in costruzione? Ne vede i segnali? «Fino a pochi anni fa quella per l’ecologia era vista da ampi settori dell’opinione pubblica come una preoccupazione da ricchi. Oggi dalla politica alla comunità scientifica, dalle nuove generazioni fino a papa Francesco — che ha dedicato un’enciclica, facendo del tema dell’ecologia integrale una priorità morale e spirituale assoluta — vedo tanta gente che non resta con le mani in mano, ma si è messa sotto a costruire l’arca, il nuovo modello di civiltà in cui imbarcare la terra, salvarla dal diluvio che la travolgerebbe se non arrestiamo in tempo il degrado ecocida del nostro habitat».

Anche il tempo ha una sua suggestione: i 40 giorni e le 40 notti che Noè e tutti coloro che erano con lui trascorsero nell’arca, secondo il racconto biblico, sono stati necessari per far sì che «l’uomo cambiasse». L’autoreclusione come condizione di cambiamento? «Noè, come una grande fetta di umanità in questo momento, sceglie di mettersi agli arresti domiciliari per salvare sé stesso e il futuro della vita sulla terra», risponde Bartolomei.

«Non si tratta di una misura terapeutica, ma di una esperienza di discontinuità esistenziale. Per “chiamarsi fuori” dal modello di vita violento e irresponsabile dei suoi contemporanei, Noè deve chiudersi dentro a una condizione di isolamento spaziale, sociale ed esistenziale, e inventare, con la piccola comunità biologica (uomini e animali) che gli è affidata, un nuovo modello di convivenza. In questo momento non sono solo gli individui ad essere chiusi fisicamente in casa, è un intero sistema economico e sociale, è il modello di vita della civiltà occidentale con la sua straordinaria potenza di libertà e produttività, che è entrato in quarantena, che è sospeso a tempo indeterminato. Quando il nostro mondo riaprirà le porte, quando potremo rimettere i piedi sulla terraferma della normalità, avremo imparato la lezione?».

Fonte: D. Monti, «PER SALVARCI DALL’ECO-DISASTRO COSTRUIAMO UNA NUOVA ARCA DI NOÈ», in “7 Corriere della Sera”, 3/04/2020, pp. 78-80.